lunedì 7 dicembre 2009

THE GUN CLUB - MIAMI


La Cooking vinyl è una coraggiosa etichetta inglese che ha in catalogo cose che mi farebbero mettere compulsivamente mano al portafogli se solo quest'ultimo fosse pieno di qualcosa.
Ma per le ristampe dei tre dischi dei Gun Club appena ristampati ("Miami", "The Las Vegas story" e "Death party") è probabile che riuscirò a trovare il dovuto così come l'incallito giocatore trova sempre i soldi per la giocata finale. Le tre ristampe contengono ognuna un CD supplementare con un concerto dal vivo della band di Jeffrey Lee Pierce relativo ai tempi di incisione di ciascun disco e probabilmente sono quelli che mi spingeranno all'acquisto visto che le tre perle le ho già sia in CD che in vinile.
Sì, ho capito, i musicofili sono dei pazzi. Ma qualsiasi musicofilo che dichiari di essere pazzo in realtà non è pazzo.
Ma lasciamo le frasi da Comma 22 e vediamo come e perché "Miami" è un disco che non dovrebbe mancare in nessuna discografia di rispetto.
Mi si può obiettare: e "Fire of love"? Beh, facile. Stesso discorso. E ancora lo stesso per il terzo, "The Las Vegas story".
Jeffrey Lee Pierce è un diavolo coi capelli tinti, un bluesman bianco nelle cui vene scorre stricnina e tequila, un punk delle praterie e dei deserti, un rocker che lascia scie di sangue sulle corde della chitarra e sull'asta del microfono, un menestrello piantato sulla crossroad che alla fine, stanco di aspettare un diavolo a cui vendere l'anima ha deciso egli stesso di farsi diavolo.



"Miami" è un disco blues. E punk. E rock. Ma soprattutto un disco di grande musica americana.
E' un disco dove l'anima nera, il Grande Spirito dei nativi ed i tormenti del bianco libero si compentrano formando un amalgama di dolore, speranza, illusione e consapevolezza che non mancheranno di lasciare con brividi caldi fin sotto la pelle chiunque avrà modo di andare fino in fondo alla nuvola alcolica nella quale i Gun Club e Jeffrey Lee vi trascineranno fin dal primo solco.
"Miami" agita lo spirito di Robert Johnson come quello di Jim Morrison, come quello di Aquila Nera, come quello di chiunque abbia percepito nella sua vita l'universo di desolazione, solitudine e rabbia dei vari cavalieri solitari che hanno affidato alla musica il loro grido, così come lo spirito dell'America oscura, rituale ed esclusa dal Grande Sogno.
"Miami" uscì nel 1982 e fa parte di quella sterminata schiera di dischi-capolavoro che gli anni '80 hanno regalato alla Storia.
Provo sincera pena per chi ricorda gli anni '80 per la musica di stramerda che volteggiava fuori da casse che a quei tempi evitavo con cura. Gli '80 sono stati invece il periodo forse qualitativamente più prolifico di capolavori dai tempi di Elvis e non farò alcuna fatica a dimostrarlo man mano che questo blog andrà avanti. Mal ne incolse a chi s'è sciroppato disco-dance all'italiana, interpreti improbabile con fofate fotoniche (il taglio di capelli che gli americani chiamano "mullet") e pop sintetico da supermercato; c'era molto di meglio da fare, fidatevi.





CARRY HOME

Come down to the willow garden
with me
come go with me
come go and see

Although I've howled across fields and my eyes
turned grey
are yours still the same?
are you still the same?

Carry Home
I have returned
through so many highways
and so many tears

Your letter never survived the heat of
my hand
my burning hand
my sweating hand

Your love never survived the heat of
my heart
my violent heart
in the dark

Carry Home
I have returned
through so many highways
and so many tears

Carry Home to where I am from
carry to the place that I have come
carry to the dust and flies behind me
carry to the cracks and caves on the face of me

Oh, but I didn't change, I just had to work
Yeah, but I didn't change, I just had to work
and now I'm home, and now I'm home
do you still want me?
Now, that I'm home




Che sia una canzone stupefacentemente bella, intensa e sanguinante è un dato di fatto; che a 27 anni di distanza non abbia perso nulla del suo fascino sgraziato e dolente è un altro dato di fatto. "Carry home" è un fulmine a ciel sereno che apre "Miami" esprimendo la poetica di Jeffrey Lee Pierce manifestando lo stato di grazia in cui l'ombroso menestrello di El Monte, un sobborgo di Los Angeles, si trova al momento dell'uscita del disco. Poesia di un hobo senza meta che non dimentica e torna chiedere "do you still want me, now that I'm home?". Ascoltarla oggi, ancora e ancora e ancora e chiedersi quanto grande può essere il cuore dell'America profonda. Meravigliosa.

LIKE CALLING UP THUNDER


You sent a Jack O'Lantern over to my house
to charm me from my kill
I've crosses far too much to bear
but, you said you will

now, you look away, look away
look away, and leave me alone

I'm calling up thunder
hands to the open sky
calling up thunder
to the wind and open sky

to help myself
to help myself
I'm calling up thunder
I'm calling up thunder

With the tears warm against your red dress
embedded in my brain
I see that we were alike
but, we were not the same

now, you look away, look away
and leave me all alone

I'm calling up thunder
hands to the open sky
I'm calling up thunder
to the wind and the open sky

to help myself
to help myself
I'm calling up thunder
I'm calling up thunder

The ghosts, they crawl on the floor
wondering at it all
I promised I would join them
but, the gesture was too small
now, I look away, look away
look away back to myself

I'm calling up thunder
hands to the open sky
I'm calling up thunder
to the wind and the open sky

to save myself
to save myself
I'm calling up thunder
I'm calling up thunder


Nella recensione delle ristampe pubblicata su "Blow up" Stefano Isidoro Bianchi cita, in relazione ai Gun Club, il termine "cowpunk", probabilmente cniato per spiegare la commistione tra country music e punk, attitudine più che scrittura riscontrabile nell'etica Gun Club. Premetto che termini come quello mi ispirano il taglio delle mani a coloro che hanno queste alzate d'ingegno, "Like calling up thunder" ha un incedere ed un riff tipicamente country contaminato da un suono che più che punk può essere ricondotto alla tradizione rock elettrica americana, già di per sè terreno nato contaminato. La voce di Jeffrey Lee è un marchio di garanzia che assicura malesseri in terre scoscese ed alcooliche, apparentemente stonata ma che ascoltata attentamente suona come l'unica voce credibile per rappresentare la fiera desolazione degli sconfitti in quell'universo capovolto chiamato America.


BROTHER AND SISTER

Why do you keep me
way underground?
My sight is dying
as was the sound.

Why do you paint me
and cover me with jewels?
Where are we going?
What are we going to do?

you used to say, you'd take me home

but, I keep falling to the sister
brother falls unto the sister
keep getting pushed further and further
away

The sins of me
they buzz and hiss in the trees
their little skeletons
will harm no one

Why do you always
bring them back to me
they're kingdom come
and earth will be done
on heaven and earth and me

you used to say, you'd take me home

but, I keep falling to the sister
brother falls unto the sister
keep getting pushed further and further
away

And who is that there
always beside you
when I count us together
together we are only two

I had a dream
and there was foxfire in your hair
I am your brother, your lover
I give you my blood
I will follow you anywhere

you used to say, but, you never know

but, I keep falling to the sister
brother falls unto the sister
keep getting pushed further and further
away

Il video qui sotto raccoglie i primi tre pezzi del disco ("Carry home", "Like calling up thunder" e "Brother and sister"), un trittico indimenticabile per chi mastica rock a stelle e strisce ma anche per chi oppone con forza le ragioni del cuore a quelle dell'apparenza. "Brother and sister" è un miracolo di equilibrio e forza, di dolcezza e rabbia, di sogno e incubo. Un blues ammaliante e deciso, da gustarsi a bicchiere pieno.




RUN THROUGH THE JUNGLE

Some are coming by passenger
Some coming on a freight
Others move by walking
But none have the time to wait
I get out of these waters
Before they start to rise
I never been no Christian
Don’t want to be baptized
I will run through the jungle,
I will run through the jungle,
I will run through the jungle,
And I won’t look back
As I kill my woman
She lay across the bed
She looks so ambitious
Took back everything I said
I will run through the jungle,
I will run through the jungle,
I will run through the jungle,
And I won’t look back
I will run through the jungle,
I will run through the jungle,
I will run through the jungle,
And I won’t look back

John Fogerty non ha il posto che merita nella rock'n roll hall of fame, per quanto i suoi estimatori siano in numero esageratamente superiore rispetto ad altre figure ben più mitizzate ma non per questo il contributo dei Creedence Clearwater Revival alla crescita della musica di radice americana non è stato fondamentale. Anzi, il numero dei gruppi e dei cantanti & cantautori debitori verso i CCR potrebbe riempire interi volumi. E sembra quasi naturale che i Gun Club rendano loro omaggio piazzando una cover in un loro disco. "Run through the jungle", nervosa, inquieta ed incalzante, sembra scritta apposta per loro. La resa è, manco a dirlo, perfetta.




A DEVIL IN THE WOODS

I may be
just like Bill
I'm up on the hill
and I can't get down

I cry because you don't know
I cry because you will never know

just how dark can an animal be?
how dark can an animal be?

Dark like darkness
dark like a devil out in the woods now

I saw the light
that just buzzed
I saw the light
but, my brain just buzzed

I cry because you never know
I cry because you will never know

just how black can an animal be?
how black can an animal be?

Dark like darkness
dark like a devil out in the woods now

Train
Train I ride
train I ride
ride on me
ride on me

Il bellissimo testo esemplifica in modo superbo la poetica di JLP, a volte i versi bastano a se stessi per comunicare senza mediazioni l'anima dell'artista. In particolare, "A devil in the woods" pur rientrando in maniera omogenea al mood di "Miami", spinge sull'accelleratore dell'intensità: Jeffrey Lee canta usando nel migliore dei modi il suo sgraziato ululare da coyote ferito creando paesaggi inquietanti che richiamano irrimediabilmente, ancora, alla "Bad America".

(nel video: "Run through the jungle" e "A devil in the woods")



TEXAS SERENADE

He's dead on the lawn
of the house that he owned
what will they say about him?

He had medals
he was in the war
what will they say about him?

He had folks in Houston
but, he moved out west
what will they say about him?

the Mexican neighbors
all the women stand crying
what will they say about him? about him?

always ask me, but I don't know anymore
always ask me, but I don't care anymore

He was the violent kind
he saved me once or twice
what should I say about it?

I tried so hard
but, I just said "Fuck it!"
and what should I say about him?

always ask me, but I don't know anymore
always ask me, but I don't care anymore

That he's dead on the lawn
that he's dead on the lawn

what will they say about him?
what will they say about him?
what will they say about him?

Please don't ask me
please don't ask me

Storia americana di reduci solitari, provincia americana, polvere e solitudine.
Una ballata che ancora mostra il fianco alla voce di Jeffrey Lee carica di dolore e a quella inquietante sensazione di essere nel pieno del cuore nero dell'America.
Il video contiene anche il pezzo successivo: "Watermelon man".





WATERMELON MAN

See the Watermelon Man ah' come
see the Watermelon Man ah' come
see the Watermelon Man ah' come
see the Watermelon Man ah' come

Haiyo! Haiyo yah!

See the man put on a smiley face
See the man put on a smiley face
See the man put on a smiley face
See the man put on a smiley face

Haiyo! Haiyo yah!

He no dead, he no dead he dea' yah!

See the Watermelon Man ah' come
See the Watermelon Man ah' come
See the Watermelon Man ah' come
See the Watermelon Man ah' come

See the man put on a smiley face
See the man put on a smiley face
See the man put on a smiley face
See the man put on a smiley face

Haiyo! Haiyo yah!

He no dead, he no dead he dea' yah!

Haiyo! Haiyo yah!


E la parte profonda della provincia sudista pullula di riferimenti al misticismo, non necessariamente "bianco". Un rituale voodoo con echi di danze tribali indiane in sottofondo. Liquori imbevibili e funghi passaporto per altre dimensioni, la notte si accende un fuoco attorno al quale non c'è orizzonte.
Ecco che arriva l'Uomo Cocomero.

BAD INDIAN

You blew me out of the south
and Texas too
I made love to California to get away from you

New York has made you, a hungry girl
now, you catch up with me at the end of the world

I don't believe you
What are you doing down here?
You need something in a shoe?
or are you just a Bad Indian?

Bad Indians
they love the land they hate
eat your flesh and then forget the taste

Someone describe, that primal drive
to consume what's theirs and seek what's mine

I don't believe them
and I don't believe you
I suspect everything you do
'cause you are like a Bad Indian

Bad Indian
Do your war dance!!

Now you're stripped
by the things you do
your ass is glass and I can see through you

Go find somebody
who ain't been so hard
give me an overdose of the drug that you are

You are like a ghost
with crazy hands and mouth
a necklace made of eyeballs
you are like a Bad Indian


Country music e blues sono due elementi imprescindibili per capire fino in fondo il rock'n roll, ma ancor di più per comprendere quanto il punk sia egli stesso una naturale evoluzione dei due pilastri portanti della musica americana. Qui i Gun Club si lanciano in un rutilante tributo punk alla tradizione americana per mezzo di tre classici: la "weeping song" (Bad indian), la "murder song" (John Hardy), ed la "devil song" (The fire of love); una contaminazione che troverà molti e qualificati imitatori, ai quali però manca la voce da lupo ululante e ferito di Jeffrey Lee Pierce. E basta ascoltare i tre pezzi per capire quanto pesi a livello di differenza.





JOHN HARDY

John Hardy was a vicious little man
he carried two guns every day
He shot down a man on the West Virginia line
I see John Hardy gettin' away, poor boy
see John Hardy gettin' away

John Hardy went up to that free stone bridge
where there, he thought he was free
a death to men, called nobody his own
siad, "Johnny come and go with me" poor boy
"Johnny come and go with me."

John Hardy had a pretty little wife back home
the dress that she wore was blue
she come to the jailhouse with a loud shout
said, "Johnny, I've been true to you", poor boy
"Johnny, I've been true to you."

she said,

John Hardy sent out to the East Coast
sent for his folks to come and go his bail
but, there was no bail allowed for the murderin' man
they sent John Hardy back to jail
sent John Hardy back to jail

Who's going to shoe your pretty little feet
who's gonna glove your hand
who's gonna kiss your rosy red cheek
it's gonna be that steel drivin' man
be that steel drivin' man

she said,

Now he's sittin' alone there in his cell
tears rolling down his eyes
he's been the death of many, a poor man
now, he is ready to die, poor boy,
now he is ready to die

Sigin' "I've been to the east, I've been to the west"
"I've seen this whole wide world around"
"I've been to the river and I've been baptized"
"Take me to my hanging in the ground"
"Take me to my hanging in the ground"

she said


THE FIRE OF LOVE

The fire of love is burning deep
The fire of love won't let me sleep
Oh my love, hear this my plea
Because of you, it's burning me

The sun beats down with its fiery glow
Knows I won't see my love no more
I'm sorry for the things I've done
Forgive me dear, my only one

My baby's back, once more she's mine
To have and hold till end of time
The moon shines down from up above
Its light to cool the fire of love

The fire of love
The fire of love
(fade)


SLEEPING IN BLOOD CITY

I'll take you sleeping up the street
I'll take you very softly
I'll take under the parking light
I'll hold you very softly

Just like a soul, your face will shine
even though your mind's been blown
was the type of love, a much better kind
when you were on your own?

You are taken, going down,
way down to Blood City
you are taken, going down,
through the bloody red eyes of Blood City

Look above you for the sky is black
and the asphalt is blue
throw yourself right down on your back
and look at me for what to do

I don't take what is given to me
I just take it from the land
was the type of love a much better kind
when you were with another man?

You are taken, going down
right down to Blood City
you are taken, going down,
through the bloody red eyes of Blood City

I'll take you sleeping up the street
I'll take you very softly
I'll take you under the parking lights
and hold you so softly

just like a soul, your face will shine
even though your mind's been blown
was the type of love, a much better kind
WHEN YOU WERE ON YOUR OWN??!!!

You are taken, going down
right down to Blood City
you are taken, going down
through the bloody red eyes of BLOOD CITY!


Ancora una contry-punk ballad, intrisa di dolore e rabbia.
Tra i battiti secchi e minimali della sezione ritmica e la chitarra nevrotica come la voce di Jeffrey Lee questo altro piccolo gioiello da cavalcata nelle sterminate highways del sud, di notte, andando verso chissà dove dopo aver appena lasciato la propria donna.





MOTHER OF EARTH


I've gone down the river of sadness
I've gone down the river of pain
in the dark, under the wires.
I hear them call my name

I gave you the key to the highway
and the key to my motel door
and I'm tired of leaving and leaving
so, I won't come back no more

Oh, my dark-eyed friend
I'm recalling you again
soft voices that speak nothing
speak nothing to the end

Oh, Mother of Earth
the blind they call
but, yet stay behind the wall
their sadness grows like weeds
upon my thighs and knees

Oh, Mother of Earth
the wind is hot
I tried my best, but I could not
and my eyes fade from me
in this open country

L'album si conclude con una southern ballad dilatata ed accattivante, come se la tempesta nel cuore di JLP abbia avuto una pausa; nonostante "Mother of earth" sia un bellissimo pezzo la tempesta è tutt'altro che placata. Di lì a poco "The Las Vegas story" sarà l'inconfutabile conferma.





Un disco di cupa e disperata bellezza, intenso coinvolgente, avvolgente e cattivo.
Lo sguardo oscuro dell'America di Steinbeck, del whisky contraffatto, dei nativi chiusi nelle riserve, dei coyote e dei figli di nessuno. La Bad America che è un puzzle imprescindibile dell'immaginario sognatore dei vagabondi erranti di tutto il globo.
Disco da avere, da ascoltare più volte di fila, da amare.

Jeffrey Lee Pierce è morto per una emorragia cerebrale il 31 marzo 1996.