sabato 28 novembre 2009

DEVO - DUTY NOW FOR THE FUTURE


Oppure



Il problema di quando fai un disco d'esordio che si assesta da subito tra gli oggetti di culto della critica e del pubblico dal palato più fine è fare il secondo.
Frase ovvia, scontata, banale quanto volete ma mettetvi nei panni dei Devo dopo l'uscita di "Q: Are we not men? A: We are Devo!", il loro indiscusso ed indiscutibile capolavoro uscito nel 1978 e che ha praticamente sterzato tutta una folta rappresentanza di musicofili negli anfratti più bui dell'alienazione e della paranoia dissociativa e di fatto dando il via al post-punk.
L'impressione lasciata dal gruppo di Akron, Ohio, era quella di un cartone animato schizoide degli anni '50 ambientato nel futuro; un futuro sporco, pieno di rifiuti del falso benessere industriale, malato, alienato, spersonalizzato.




Il tratto con cui i Devo disegnarono l'uomo de-evoluto che si può ammirare in "Mongoloid" o in "Jocko Homo", l'ansia inarrestabile di "Gut feeling" e "Uncontrollable urge" o il vortice schizofrenico di "Too much paranoias" o dell'incredibile versione di "Satisfaction" non lasciavano spazio a dubbi: ci aspetta un futuro terribile.
E ci hanno preso, come pochi direi.
Pensare che all'uscita di quel disco il cyberpunk, per dire, non era stato neanche pensato. Eppure la summa di ".....We are Devo!" era più o meno questa: stiamo diventando patate.
A 30 anni dall'uscita di quel disco possiamo solo confermare. Ma questo non è un post sul primo disco dei Devo, bensì sul secondo.
Alcuni pezzi di "Duty now for the future" erano semplicemente rimasti fuori dalla tracklist del primo, almeno questo suppongo dato che nel bellissimo bootleg "The men who makes the music" alcuni pezzi sono interpretati in versioni pre- "Are we not men?" e privi della produzione di Brian Eno che non mancò di metter mano anche sull'esordio della band attirandosi gli strali di chi aveva ascoltato i primi 45 giri della band, decisamente più abrasivi e deliranti.
Dietro al banco di regia stavolta c'è Ken Scott, uno che era dietro al banco quando sono stati registrati disci come "Magical mystery tour" e il "White album" dei Beatles" o "Hunky Dory", "Ziggy Stardust" e "Aladdin sane " di David Bowie, robetta da nulla insomma.

Primo dato rassicurante: l'accoglienza al disco è tiepidina.
Non vorrei innescare polemiche inutili ma, specialmente per quanto riguarda le testate storiche che trattano o trattavano di musica (vedi Rolling Stone, New Musical Express, Melody Maker, Spin, Creem e simili) i personalismi e gli asti di quasi tutta la critica musicale non ha provocato danni irreversibili solo perchè il pubblico che ama il rock è infinitamente più competente di questi pennivendoli, di cui almeno per il 95% è composta la casta dei cantori delle gesta dei nostri eroi schitarranti. E, intendiamoci, l'Italia non fa eccezione; ma avrò modo di approfondire.

Opinione prettamente personale, "Duty now for the future" non sfigura affatto col predecessore.
Anzi, in alcuni aspetti gli è addirittura superiore.
Il suono torna crudo e graffiato (non graffiante) come nelle prime produzioni, le coordinate emozionali entrano fin dal primo pezzo in un vortice di destrutturazione psicologica perchè il gioco di sbattere in faccia all'ascoltatore la perdita della propria umanità grazie al ritmo sempre più veloce imposto dal sistema qua diventa aperto sberleffo, come se il gruppo guardasse un esemplare di uomo del XXI secolo chiuso in una teca di vetro e che si comporta come un criceto impegnato nella corsa sulla sua ruotina.
Akron è una città dove hanno sede le due più grandi marche di pneumatici del mondo: la Firestone e la Goodyear. Dicono che là il cielo sia sempre grigio. Dicono che i tempi scanditi da questi due bisonti della produzione capitalista siano quelli che danno la scansione della vita dell'intero stato dell'Ohio. Mi sa che esagerano. Però l'atmosfera plumbea di una civiltà che tanto ha corso per ritrovarsi a necessitare di uomini-robot per perpetrare il profitto di pochi oligarchi sotto un cielo malato è argomento che ora, 30 dopo, l'umanità sta affrontando con toni piuttosto allarmati, anche se mai abbastanza. Quando invece il tema della qualità della vita dell'individuo che attraverso il suo lavoro permette di produrre beni sarà sul banco delle discussioni dei grandi della terra temo sarà ormai passato un altro millennio.

D'altra parte difficile essere ottimisti guardando il mondo da una nazione che, tanto per dimostrare la sua sensibilità al tema, si fa governare da un industrialotto brianzolo che senza mafiosi, fascisti eversivi e una parte di popolo ben lobotomizzata sarebbe a vendere accendini sul lungomare di Mondragone.

Ma torniamo ai nostri finti androidi in tuta gialla; in "Duty now for the future" l'ossessione, la compulsione di istinti indotti, la disumanizzazione e l'assuefazione sono raffigurati e rappresentati toccando livelli parossistici: solo i Suicide avevano osato tanto. Ma se nel gruppo di Alan Vega e Martin Rev il tema era subordinato ai substrati metropolitani dei sobborghi newyorkesi o almeno da quell'ambientazione era partito, il punto che i Devo vanno a picconare è quello del Sistema.





Questa può fare da colonna sonora tanto al manager cocainomane quanto alla casalinga imbottita di Prozac o di Zoloft (gli attuali mother's little helpers), alla precaria del call-center o all'universitario in crisi di identità.
E' la colonna sonora del primo decennio degli anni 2000. Perfetta e non perfettibile.
Ecco il perchè:

DEVO CORPORATE ANTHEM:
L'inno. Quello da seguire mano sul petto, per intenderci. Solenne e marziale. Identitario. Sottomissorio. Quello a cui stringersi sotto la guida di coloro che decidono. In piedi, perdio.





CLOCKOUT

I got my coat
I got my keys
I got my head down to my lungs
And move my feet
Me, I got all the secretaries
Down on their knees
Look at 'em scoot
They gonna clockout

I got my money
Tied up in stock
I got my mammy
Take my doggie for a walk
Me, I got the biggest little business
Down on the block
Get ready, get set
Cause we gonna clockout

Down on all fours
Cause we gonna, we gonna
We gonna, we gonna clockout
Take my advice
Hear my decree
I'm afraid the future's gonna be
Maintenance free
I got the big brush for your bowl
Baby, can't you dig my plea
Gonna gag
Unless we clockout

No, no, no


La vocina da psicopatico di Mark Mothersbaugh é qualcosa di più di un marchio di fabbrica. Eppure è placidamente rassicurante: c'è sempre qualcuno più pazzo di me, viene da dire non appena la si sente squittire. "Clockout è un rock irregolare e cybervintage (meglio ricorrere agli ossimori quando le barriere del tempo danno fastidio), una danza disarticolata da giovane dissociato, chiuso nella sua camera mentre escogita qualche nuovo metodo per realizzare un perfetto genocidio di massa. Noterete le frasi compiutamente ed inesorabilmente rock 'n roll, semplici ed efficaci, ma che rimangono sottotraccia perchè l'atmosfera generale del pezzo è l'asse dominante e cattura ogni senso prima che ci si decida a contemplarne la struttura.




TIMING X

Alla RAI deve esserci qualcuno che la sa lunga. Questo pezzo è un perfetto interludio per androidi, non a caso veniva usato come sigla in non ricordo quale programma, o come intermezzo o non ricordo cosa cazzaltro fosse. Brevissimo, diretto, futuribile.

WIGGLY WORLD

They say the fittest shall survive
Yet the unfit may live
Let 'em wear gaudy colors
Or avoid display
Hey it don't matter
It's all the same

So I do this and I do that
So I do this and I do that
So I do this and I do that

It's never straight up and down
It's never straight up and down
It's never straight up and down
It's never straight up and down

Oh you got a nickel
I got a dime
I'd like to get to know you
But I haven't got the time
You gotta walk like a mannequin
Roll like a tire
Act on reaction
Dodge the big spud fryer
So wiggle on the bottom
Wiggle on the top
Wiggle up the middle
And laugh a lot
Cause I've been living in a wiggly world
Wiggly world, a wiggly world
I got to tell you
I've been living in a wiggly world now
Wiggly world, a wiggly world
Well I've been living in a wiggly world
Wiggly world, a wiggly wor/d
I got to tell you
I've been living in a wiggly world
WiggIy world, a wiggly world

Wiggle, wiggle, wiggle
Wiggle, wiggle, wiggle
Wiggle, wiggle, wiggle
Yeah I've been living in a wiggly world
Wiggly world
Oh I've been living in a wiggly world
Wiggly world
Well I've been living in a wiggly world
Wiggly world
Well I've been living in a wiggly world
Wiggly world
Well I've been living in a wiggly world
Wiggly world
Well I've been Iiving
In a wiggly world now
Wiggly world
Well I've been living in a wiggly world
wiggly world
Oh, I've been living in a wiggly
Wiggly world

Ecco il primo gioiello del disco.
Nervoso, alienato, la voce di Mark Mothersbaugh nel suo massimo fulgore espressivo cioè completamente disumanizzata; un pezzo sulla perdita di capacità di comunicare esemplarmente rappresentato dai continui cambi di tempo, dall'atmosfera straniante e dai guizzi chitarristici nient'affatto rassicuranti. Alla fine del pezzo la sensazione di essere usciti da un turno di 16 ore in fabbrica accanto ad un pazzo è molto più che una sensazione.




BLOCKHEAD

Never leaves a gap unfilled
Always pays on time
Always fits the bill
He comes well prepared

Cube top, squared-off
Eight corners, 90 degree angles
Flat top, stares straight ahead
Stock parts, blockhead

Never tips over
Stands up on his own
He is a blockhead
Thinking man full grown
He comes well prepared

Cube top, squared-off
Eight corners, 90 degree angles
Flat top, stares straight ahead
Snake eyes, blockhead

Flat top, stares straight ahead
Stock parts, blockhead

Never tips over
Stands up on his own
He is a blockhead
Thinking man full grown
He comes well prepared

Cube top (Blockhead)
Squared-off (Blockhead)
Eight comers (Blockhead)
90 degree angles
Flat top (Blockhead)
Stares straight ahead (Blockhead)
Snake eyes (Blockhead)

Blockhead (Blockhead)
Cube top (Blockhead)
Squared-off (Blockhead)
Eight corners (Blockhead)
90 degree angles
Flat top (Blockhead)
Stares straight ahead (Blockhead)
Stock parts (Blockhead)
Blockhead (Blockhead)

Atmosfera più cupa, basso pulsante ed una linea di synth accompagnano la voce infantile di Gerald Casale. L'efficente trotterellare di umani e macchine si spenge, l'angoscia inizia a montare, ma il blockhead del titolo è condannato, nessun dubbio su questo.

(Il video è una versione dal vivo, l'audio non è eccezionale ma passabile)






STRANGE PURSUIT

Intersecting love lines
Drew us closer every day
Always kept your distance
When you felt my presence near you
love keeps on rolling over

Fly in retreat
I would follow without shame
A stupid spud staggering to the flame
To be had and rehad
Be a victim of the pain
Now it's strange, it's so strange
it's a strange pursuit
it's a strange pursuit
it's a strange pursuit

I come running like a fatboy
In lead shoes
But like a fatboy
Huff puffing after you
It's hopeless to hope for
The one thing that I'm wanting
'Cause it's strange
It's so very strange

It's a strange pursuit
Darling, I'm dazzled
But you know I'm too Frazzled
It's a strange pursuit
Makin' my mind up
While it lies in little pieces
It's a strange pursuit

You know it's getting tough
When you're getting real rough
It's a strange pursuit
Darling, I'm dazzled
But you know I'm too frazzled
It's a strange pursuit
Makin' my mind up
While it lies in little pieces
It s a strange pursuit

Avrebbero potuto stupire con effetti speciali, ma a toccare il fondo ci si arriva sempre per gradi.
"Strange pursuit" è la cima del vortice, il punto di non ritorno della perdita di contatto con la realtà, con l'umanità, con il mondo. Pezzo carico e tecnologicamente rappresentativo di quella fine anni '70 in cui c'era chi non sapeva ancora bene dove stavamo andando e c'era invece chi aveva capito anche troppo. Anzi, il futuro era già cominciato sotto gli occhi di tutti, muti, ciechi, sordi ed invisibili.

(la versione del video è una demo contenuta in "Recombo DNA", una raccolta di demo del primo periodo)



S.I.B. (SWELLING ITCHING BRAIN)

Gotta nervous kind of feeling
Gotta painful yellow headache
Every picture in every magazine's
Come real
Every face looks out
And screams at me too real

Cold sweat on my collar
Dripping to my boots
The waves of nauseous pain
Sets off the pressure pad alarms
Gotta get outta here
Gotta get outta here
Gotta get outta here
Gona get outta here

Gotta painful swelling brain
Banging in my head
Gotta painful swelling brain
And I called off sick
Gotta swelling itching pain
Got me pulling out my hair
Gotta swelling itching pain
Clutching at my brain

Gotta painful swelling brain
In the back of my head
Gotta painful swelling brain
And I called off sick

Gotta swelling itching pain
Got me pulling out my hair
Gotta swelling itching pain
Clutching at my brain

Gotta painful swelling brain
Got me laying in the floor
Gotta painful swelling brain
Think I left my senses
Gotta swelling itching pain
Seems like endless torture
Gotta swelling itching pain
Banging in my head

Gotta painful swelling brain
In the back of my head
Gotta painful swelling brain
And I called off sick

Gotta painful swelling brain
Got me pulling out my hair
Gotta painful swelling brain
Clutching at my brain
Gotta painful swelling brain
Painful swelling brain
Driving me up the wall
Gotta painful swelling brain
Painful swelling brain
Gripping at my eyes
Ears, nose and mouth
Gotta painful swelling brain
Painful swelling brain
It's bloating my thoughts
Gotta painful swelling brain
Painful swelling brain
Leaves me holding the front door now

Gotta swelling itching pain
Swelling itching pain
Clutching at my brain
Gotta painful swelling brain
Painful swelling brain
Got me lying on the floor
Gotta painful swelling brain
Painful swelling brain
Painful swelling brain
Going out of my skull
Gotta painful swelling brain
Painful swelling brain
Painful swelling brain
Burning up my thoughts
Gotta painful swelling brain
Painful swelling brain

Painful swelling brain
Gripping at my eyes
Ears, nose and mouth
Gotta painful swelling brain
Painful swelling brain
Painful swelling brain
Tearing me apart


La discesa è compiuta.
La conclusione del lato A coincide con l'apice dell'ossessione e della paranoia, come il testo esplica benissimo. Qui è il synth a dettare legge, incalzante e martellante, insieme alla voce di Mark Mothersbaugh, priva di qualsiasi afflato di umanità.

(La versione video è di un concerto del 1980 qui seguita da "Tunnel of life" eseguita dall'alter-ego di Mark, Boojie Boy, il pupazzo androide devoluto.)






TRIUMPH OF THE WILL

It was a thing I had to do
It was a message from below
It was a messy situation
It was desire for a girl

I'm not a wanker or a banker
I'm not afraid to take a risk
It is the thing females ask for
When they convey the opposite
* Before I die
Before I die
Before I die
I'll get another piece of pie
I'll get another piece of pie
I'll get another piece of pie
If I have to lie

It was a thing I had to do
It was a message from below
It was a messy situation
It was a triumph of the will
( * Repeat)

When the well cries out for water
It is a need that must be filled
It goes beyond the laws of nature
It takes a triumph of the will

C'è una componente cartoon-epica nei Devo, un frullato di immagini che vanno dal dopobomba a Jayne Mansfield, dalle cucine americane degli anni '50 ai rifiuti tossici ed alle scorie nucleari, un pò Simpsons un pò Philip K. Dick, con Betty Page che balla incurante dei funzionari fluorescenti del Governo Mondiale che intonano questo anthemico pezzo esemplificativo della inquietante epica devoluta.


THE DAY MY BABY GAVE ME A SURPRIZE

Got a surprize from my honey
Got a message from my girl
When she picked up a pen
From beside her bed
And wrote me a scribbled note

Said she'd be comin' back to see me
That she would be visiting real soon
Gonna get up from her long white bed
And leave this cold white room

We would once more live together
Go out on a loving spree
Just like before the accident
My baby would look at me
** I saw her sweet face trembling
As she tried to open her eyes
I jumped with the joy of a grateful boy
The day my baby gave me a surprize

Credo fosse il pezzo trainante del disco; uno strampalato clip elettronico virato in pop song affascinante ed inquietante al tempo stesso. Se poi si segue quanto dice il testo allora..........
(la versione è ancora una demo da "Recombo DNA")







PINK PUSSYCAT

Pink pussycat
Where are you
Pink pussycat
I'm looking for you
Pink pussycat
Meow. meow. meow

Pink pussycat
Pink pussycat
Pink pussycat
Where you hiding puss
Pink pussycat
I'm coming after you
Pink pussycat
I'm gonna make you meow-meow
Pink pussycat
I see you in the car now
Pink pussycat
I've got you in the backseat
Pink pussycat
I wanna touch your fur now
Pink pussycat
I'm gonna make you dance now
Pink pussycat
I'm gonna stand your fur on end

Pink pussycat
Pink pussycat
Pink pussycat
Where you hiding puss
Pink pussycat
I'm gonna catch You
Pink pussycat
Meow, meow. meow

Pink pussycat
I'll sleep beside you
Pink pussycat
I'll lick you clean
Pink pussycat
I'm gonna mess you up
Pink pussycat
I'm a dog
Pink pussycat
Bow wow wow
Pink pussycat
I'm gonna chase you
Pink pussycat
I'm gonna catch you
Pink pussycat
I'm gonna bite you
Pink pussycat

I'll tear your little ears off
Pink pussycat
Meow, meow, meow


Pink pussycat (Repeat)
I'm so stroft (Repeat)

Rock sintetico e schizofrenico, perfettamente calzante quando si vogliono identificare i Devo musicalmente più deragliati, quelli che hanno la capacità di toccare i nostri punti che farebbero la felicità di ogni psichiatra. Molto efficaci le riprese ad ogni fine verso e l'incipit finale, un altro gioiello di questo disco.

(Il video è un estratto da un concerto del 1978)





SECRET AGENT MAN

You know I live a life of danger
For the FBI
Keeping tabs on our nation
On the land, on the sea, in the sky
But every single night
Before I go to bed
I get down on my knees
And thank God
I'm a secret agent man
* Secret agent man
Secret agent man
They've given me a number
But they've taken 'way my name
I got one hell of a job to perform
For the U. S. of A.
Got the responsibility
Of our nation's top security
But every night and day
I salute the flag and say
Thank you Jesus
Cause I'm, I'm a secret agent man
( * Repeat)

You know they got me doin' this
Doin' that
And a little bit of something else
Fighting cavities of evil
Safe-guarding America's health
But not an afternoon pass
I don't get up off my ass
Thank you God
Cause I'm, I'm a secret agent man
( * Repeat 2 times)

Cause I'm a secret agent man

Un vecchio hit di Johnny Rivers (Steve Barri e P.F. Sloan gli autori)debitamente devoluto anche se non ai livelli della "Satisfaction" rollingstoniana; forse il pezzo più canonico del disco ma non per questo il meno interessante. La pericolosa vita di un agente segreto dipinta coi colori plumbei della decadenza post-industriale.

(Il video è la versione tratta dal film "The truth about de-evolution, abbastanza differente da quella contenuta sul disco))



SMART PATROL/Mr. DNA

He's been with the world
I'm tired of the soup du jour
He's been with the world
I went to end this prophylactic tour
Afraid that no one around me
Understands my potato
Think I'm only a spudboy
Looking for a real tomato

He's been with the world
I'm tired of the soup du jour
He's been with the world
I want to end this prophylactic tour
Afraid nobody around here
Understands my potato
I think I'm only a spudboy
Looking for a real tomato

He's been with the world
And I'm tired of the soup du jour
He's been with the world
I want to end this prophylactic tour
Afraid nobody around here
Comprehends my potato
Guess I'm just a spudboy
Looking for that real tomato

* The smart patrol, nowhere to go
Suburban robots that monitor reality
Common stock, we work around the clock
We shove the poles in the holes

( * Repeat 2 times)
Shove it

( * Repeat)

Wait a minute, something's wrong
He's the man from the past
He's here to do us a favor
A little human sacrifice
It's just supply and demand

* * Mr. Kamikaze, Mr. DNA
He's an altruistic pervert
Mr.DNA, Mr. Kamikaze
Here to spread some (genes now)

( ** Repeat 2 times)

Wait a minute, something's wrong
He's a man with a plan
His finger's pointed at Devo
Now we must sacrifice ourselves
That many others may live
OK, we've got a lot to give

( ** Repeat 3 times)

One, two, three, four!


L'apice del disco.
Pezzo in due movimenti (come da titolo) dei quali il primo è una incisiva marcia devoide coinvolgente e futuribile, con un sapiente intermezzo di chitarra ed un refrain che entra con una certa facilità in testa, poi parte Mr. DNA e la velocità aumenta, la tensione aumenta, la canzone decolla e ci si ritrova a ballare e muoversi, disarticolati, mongoloidi e felici.



RED EYE

Let me tell you a story
Let me shovel some dirt
Long time, no sugar
And it s starting to hurt

* * Something's flattened my cola
Something's wrong with my brew
Something's rotten in Idaho
And I don't know what to do

* Gone, gone, gone
With the red eye distress
Gona, gone, gone
On the Red Express

( * Repeat 3 times)

Only go around once
Gotta quench that thirst
Gotta grab that gusto
Gotta get there first

( ** Repeat)
( * Repeat 8 times)

Red Eye Express (Repeat)


Chiude l'album questa cavalcata sintetica ed ossessiva di gran presa ed ottima resa, sintomatica del mondo disumanizzato e malato di scorie di modernità sul quale i Devo nei primi due lavori hanno puntato il dito. Ma è l'intero ascolto dell'album, anche ora a 30 anni di distanza dalla sua uscita, ad andare a toccare le malattie dell'anima indotte dal nostro sistema di falso benessere, di grottesca ostentazione di stupidità, di allontanamento dall'Uomo.
Dai sintomi i Devo hanno estratto i germi, li hanno sbattuti in faccia al pubblico e ne hanno fatto un teatro dell'orrore futuro.
Che puntualmente si è realizzato.



1 commento:

  1. Accidenti! Una luna teoria di brani musicali a me sconosciuti, con commento tuo e testi in lingua originale. Complimenti, è musica che suscita effettivamente una forte tensione emotiva, anche se vagamente angosciante. Ne ho ascoltato uno solo, il primo, per ora mi basta. Adesso una osservazione 'tecnica': la configuazione del tuo blog taglia a destra i video che inserisci, magari si può correggere. Un invitoç sul mio blog ho inserito una spelndida esecuzione della Taoccata e fuga in re minore di J. S. Bach, eseguita da un grande organista, Karl Richter, all'organo per il quale fu composta. Ti va di ascoltarla e dirmi una tua impressione-sensazione?

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