giovedì 26 novembre 2009

WIPERS - YOUTH OF AMERICA


Se ci mettiamo a contare quanti belli & perdenti hanno fatto irruzione nel pianeta rock sfoderando dischi eccellenti quando non eccezionali ma che hanno avuto un riscontro di pubblico medio o mediocre potremmo andare avanti per settimane o mesi; lo stesso mercato indipendente soggiace a regole di mercato che, sebbene più elastiche di quelle contemplate dalle majors, sono ugualmente votate ad un margine di profitto minimo visto che specialmente in questi contesti si viaggia sul filo del guadagno zero.
Tuttavia quando ci si trova davanti a prodotti di qualità decisamente superiore alla media anche il solo sforzo di dare alle stampe un'opera che, senza l'adeguata promozione di radio, tv e concerti rimarrà una piccola gemma sconosciuta, è da considerarsi meritorio e degno di ogni sostegno.
Naturalmente il coraggio dell'industria discografica italiana è stato negli anni duramente messo alla prova dalle travagliate vicende delle aziende che si occupavano di distribuzione e promozione, strette tra costi sempre più alti e spazi in cui offrire musica soggetti alle lune di troppe componenti (anche politiche) e, come puntualmente succede in Italia, troppe teste di cazzo.
Ma si resiste a tutto.
E quindi anche dischi come quello dei Wipers, in tempi nei quali internet era ancora un'ipotesi, arrivavano negli scaffali dei negozi di dischi. Magari una copia, magari aspettando due settimane o più facendolo ordinare dal negoziante, magari prestato e registrato in cassetta, il metodo antesignano del P2P.
"Youth of America" esce nel 1981, quindi nel momento in cui la prima ondata del punk è finita e sta riassettandosi in vista dell'irruzione del ciclone hardcore e delle etichette che ne segneranno il cammino e che apriranno a loro volta spazi per ulteriori insospettabili contaminanazioni.
E' la seconda prova sulla lunga distanza della band di Portland, Oregon.
La prima, "Is this real?", non aveva fatto granchè rumore sebbene la scrittura talentuosa del leader Greg Sage aveva già partorito qualche gioiello che avrebbe avuto giustizia molti anni più tardi: "Return of the rat", ma soprattutto "D-7" entreranno a far parte del repertorio di una band di Seattle che grazie alla cover di "D-7" riporteranno sotto i riflettori degli appassionati il nome Wipers permettendo almeno a due generazioni di scoprire o riscoprire una band capace di dare una rinfrescata ai canoni punk grazie ad una vena oscura e dilatata, quasi drammatica, che in "Youth of America" raggiunge il suo apice espressivo.
Il gruppo che ha ri-sdoganato i Wipers erano i Nirvana.
Non a caso tutta la scena che alla fine degli anni '80 e nei primi '90 si accentra sull'onda di Seattle manifesterà adeguata reverenza e devota stima al gruppo di Greg Sage, del quale si possono comunque sentire echi e richiami neanche tanto accennati nel marchio che i Nirvana hanno apposto al rock di quella stagione segnandolo indelebilmente.
Il destino di gruppi come i Wipers è quello di essere pionieri di un suono nuovo e di un'attitudine nuova nel proporre rock duro e sporco senza avere l'adeguato riconoscimento e ritrovarsi idolatrati da una schiera di musicisti di successo dieci anni dopo, il che può essere anche gratificante se si accetta il fatto di sbattersi a vuoto magari con una manciata di meravigliose canzoni su palchi traballanti per anni e anni e anni, un manipolo di pochi irriducibili fans e sforzi immani per trovare qualcuno che ti distribuisca il disco.
I bellissimi perdenti del rock hanno un'epica tutta particolare fatta di grande passione, speranza e disillusione, talento scintillante e crolli psicologici repentini e spesso senza ritorno.
I Wipers avrebbero potuto suonare davanti ad una folla da stadio se fossero usciti nel periodo in cui i Nirvana furoreggiavano, ma se i Wipers non avessero fatto quei dieci anni di gavetta i Nirvana, forse, non sarebbero manco esistiti.
C'è un qualcosa di bellissimo e terribile che queste storie insegnano: tracciare il solco non sempre significa goderne i risultati; più facile è che sia qualcuno che arriva dopo e che, usando e sfruttando il proprio talento, grazie a quel solco riesca a creare la cosa giusta al momento giusto.
I Nirvana sono stati onestissimi nel riconoscere questa regola non scritta che non si applica al solo rock 'n roll ma, mi verrebbe da dire, in ogni campo dell'attività umana: hanno ridato visibilità e dignità (e fatto conoscere anche ai meno attenti) gruppi come Meat Puppets e Vaselines, hanno spinto gli inquietanti Melvins, hanno ripreso covers di gruppi sotterrati dal tempo come i Wipers e ridato linfa a canzoni passate nel dimenticatoio, si pensi alla "The man who sold the world" di David Bowie che non era mai comparsa in nessuna compilation del Duca Bianco e che ora è uno dei suoi pezzi più amati dalle ultime generazioni.
"Youth of America" alla sua uscita non passa inosservato ma quasi.
Ha una caratteristica un pò irritante per i puristi del punk: i pezzi sono dannatamente lunghi per un disco punk, che in definitiva punk non è, non rientrando quindi nei canoni di chi grazie al punk ha riscoperto la gioia dei capolavori da tre accordi - onetwothreefour - e del minimalismo estremo nella durata delle canzoni dopo anni di abbuffate di suites, concept, pezzi che duravano una facciata intera di LP e così via.
Per dirla tutta la title track dura 10 minuti e coda, "When it's over" supera i 6 minuti, l'LP ha in tutto 6 pezzi di cui due nella prima facciata; l'album è di una intensità e di una carica drammatica annichilente, col senno di poi viene in mente la rassegnata disperazione dell'ultimo Kurt Cobain, specialmente nel pezzo finale "When it's over", ma è in tutto il disco che si respira un'aria cupa, inquieta ed inquietante, un urlo intimista a mascelle serrate, dipinto con ogni tonalità di grigio e nero, così come nero è lo sfondo dal quale i tre musicisti occhieggiano dalla copertina.
Sei pezzi, sei drama of youth, sei bellissime canzoni deviate dal punk per ricongiungersi a quello che sarà il nuovo solco dove il rock innescherà la prossima bomba ad orologeria.






NO FAIR

Out of the shadows...blistering lights... Through the hallways of a sleepless night... Every time I turn around, it's there... Take a piece of our lives, didn't think we'd care? Take away...the chore... Take all of that, and more... And now we're crying... It's no fair... Through the shadows, blistering lights As the dreams of your darkness died Every time I turn around you're there... Take a piece of our lives, didn't think that we would care... Now it's, no it's no fair, no fair, no fair, no fair... Take a piece Of our lives!? Didn't think that we would care? Now it's, no it's no fair, no fair, no fair, no fair...

Dal primo solco si capisce che ci stiamo addentrando in territori oscuri; un intro carico di tinte assimilabili ad un tramonto, poi l'urlo.... "It's not fair!" e si parte con un rock sporco ed emozionante, basso incalzante al limite della distorsione, poi quel bridge di chitarra........stupendo, assolutamente stupendo. La produzione ha lasciato tutta la sporcizia del suono Wipers lasciando il giusto risalto ai tocchi ritmati di tastiera che danno al pezzo la necessaria scintilla di disillusione grazie alla quale non stupitevi se, alla fine di questa canzone, strani pensieri cominceranno ad agitarsi nella vostra mente.





YOUTH OF AMERICA

Youth of america
Is living in the jungle
Fighting for survival with the wrong place to go
Youth of america
There's pressure all around
The walls are coming down the walls are crumbling down on you

It is time we rectify this now
We've got to feel it now
Got to feel it now, now, now...
Whoa!

They attack you from the right side
Down the left side
Down the middle 'til you don't know who you are

Stick around because it don't really matter
They'll try to put you 6 feet under the ground

It is time we rectify this now
We've got to heal it now
Got to heal it now, now, now...
Whoa!

It is time we rectify this now
We've got to save it now
Got to save it now, now, now...
Whoa!

(Whisper)
The rich get richer and the poorer get poorer get poorer...
Now there's no place left to go...
Got to get off this rot...
You don't wanna be born here again?
I don't wanna be born here again...
Man, this just ain't no existence...
Beware of those guys in disguise...
We're living in the jungle, fighting for survival
Can't wait much longer, hurry...

Ahhhhhhhhhhh.....
Take the risk...
Let it expand your imagination...
Take it...
We have no place left...
No place left
No place left
No place left to go
Ahhhhhhhhhhh...

They attack you from the right side
Down the left side
Down the middle 'til you don't know who you are

Stick around because it don't really matter
They'll try to put you 6 feet under the ground...

It is time we rectify this now
We've got to feel it now
Got to feel it now, now, now
Whoa!

Youth of america
Youth, youth, youth, youth, youth, youth, youth, youth

Youth of america
Youth, youth, youth, youth, youth, you, you, you...


Greg Sage non è un poeta, ma è molto, molto, incazzato.
"Youth of America" parla dello strame che le società dominanti fanno dei sogni di chi vorrebbe un mondo migliore; niente di nuovo quindi. Non indica vie, ma incita a ribellarsi in qualche modo, fosse anche il proprio di ognuno di noi, perchè così non va, perché "provano a metterti sei piedi sotto terra", ad uccidere te, i tuoi sogni, la tua vita. Il pezzo segue l'atmosfera che permea praticamente tutto l'album, tra sprazzi di effetti chitarristici che segnano di angoscia e ricerca di risposte: un pezzo memorabile. Coverizzato da Melvins e Mission of Burma, un gioiello di rara bellezza e di rara intensità:





TAKING TOO LONG

Didn't realize the sign
Because it was a sign of the times
What was coming from the sky?
You never, ever change your mind

'Cause it's taking so long

Didn't realize the crime
Thought you had it mastermind
What you seek is what you find
There's no one else because you're blind

And it's taking so long
It's taking so long
It's taking so long
It's taking so long
It's taking so long
It's taking, taking, taking!

Didn't realize the time
What is really on top of your mind?
When they're coming from the sky
You never, ever change your mind

And it's taking so long
It's taking so long
It's taking so long
It's taking so long
It's taking so long
It's taking
Taking
Taking
Taking
Taking
Taking
Taking
Taking
So long...

In realtà pensavo che questo fosse il Lato 1 quando comprai il disco. Mi è successo con dischi ancor più famosi, vedi "Closer" dei Joy Division che ho religiosamente continuato ad ascoltare iniziando da "Heart and soul" per anni ed anni finchè non è uscita la versione in CD che mi ha svelato la dura verità. Poco male, sarebbe comunque stato un bell'inizio perché tanto per cambiare "Taking too long" è veramente una bella canzone in linea con l'LP, tinte fosche e ritmo sostenuto tanto che sembra presa di pesa dal repertorio dei Nirvana se non fosse che è stata scritta quasi una decina d'anni prima. Mi arriva sparata in testa quando vedo che qualcosa o qualcuno non riesce a stare al passo e arrivano difficoltà apparentemente (o realmente) insormontabili. Lottare o abbandonare? Quanto tempo rimane? In quei momenti ho imparato che è meglio prendere una decisione, qualsiasi decisione piuttosto che aspettare dei cambiamenti che non dipendono da noi. L'atmosfera del pezzo è adattissima, ça va sans dir.


(la versione del video su youtube è suonata almeno a 25 giri quindi rallentata troppo, quindi non l'ho messa)

CAN THIS BE

Whose makin' such a deal
That's not the way it feels
Who are you lookin' for?
But you get it so confused
That not the way it's used

But how long can this be?
How long, can this be?
How long can this be?
How long, can this be?

When life is one big trail
Take it anyway you will
But you get it so confused
That's not the way it's used...

And how long can this be...
How long, can this be?
How long, can this be...
How long can this be?

Beh, qui veramente i Nirvana hanno saccheggiato a piene mani, ascoltare per credere. Ritornello e riff hanno QUEL marchio di fabbrica ma tutto il pezzo è effettivamente, spudoratamente ed ineluttabilmente antesignano di un preciso percorso del quale poi si sarebbero visti gli effetti. Sporco, veloce ma permeato da quella scintilla (lo vogliamo dire?) POP che pur essendo di natura malinconica e disillusa, tira, eccome se tira. Gran pezzo, e non poteva essere altrimenti.





PUSHING THE EXTREME

Through your mirror there is such vanity
Through the light, it broke to me
That explains?
So you think you fly so free...
But they'll take you so far away...
Leaving no remains...

Pushing the extreme...

In your head is like a movie screen
Why'd it have to cause a scene?
That explains?
So you think your mind is free?
But they'll take it so far away...
Leaving no remains...

Pushing the extreme...

Through your mirror there is such vanity
Tell me, what is it that it wants from me?
You know, child...we used to be in it for the same thing...
But now it's one against the other...
What's this price we've got to pay?

You thought your soul would be free?
But they'll take it so far away...
Leaving no remains...

Pushing the extreme...


Ancora disillusione ed abbandono.
Ancora un pezzo della madonna.
Chitarra per niente rassicurante e refrain oscuro, quel pò di reverbero che dà profondità e un'atmosfera da luce soffusa che illumina sguardi rassegnati.
In fondo è vero. Inutile cercare di forzare il corso delle cose quando queste stanno seguendo una strada che non ci appartiene. Anche se il fascino di spingere fino all'estremo è troppo allettante per alcuni di noi, in culo alla razionalità, alla convenienza, alla buona creanza ed al corretto uso dell'intelligenza. Capita così che magari i primi a cadere nel gorgo siamo proprio noi.
(La versione del video è molto dilatata rispetto a quella del disco, audio appena decente e il concerto è del 1992)





WHEN IT'S OVER

Land of the free, home of the brave...
Do you think we will ever be saved?
In this land of dreams find myself sober...
Wonder when will it'll all be over...
All be over!?

Land of the free, home of the brave...
Do you think we will ever be saved?
Living in a void when the void grows colder...
Wonder when it'll all be over?

Hah, will you be laughing, when it's over?
Will you be laughing.....laughing!?

When it's over...When it's over...When it's over...When it's over...


Chiusura epica e degna per un disco imprescindibile per chi voglia risalire alle radici di una scena che di lì a dieci anni avrebbe rimesso un bel pieno di benzina nel panorama rock mondiale. Sporco (e quando mai), crepuscolare davanti ad un mare mosso e pieno di contrasti di istinti così come la generazione grunge ha dimostrato di saper mettere benissimo in scena, la linea melodica sembra un epitaffio. Se si ha un bagaglio doloroso di rimpianti, di errori e di sogni spezzati maneggiare con cura.

Will you be laughing when it's over?






Grandissimi Wipers.





Grazie al blog Richie Dagger's files per i testi.

1 commento:

  1. ho scoperto questo splendido album ieri sera,
    mi ha lasciato di sasso, devastato e lacerato nel profondo.
    ho letto il tuo post con grande attenzione...
    mi complimento per la tua sensibilità musicale!

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